

Il respiro dell'India
Il respiro dell'india non è solo una metafora per ricollegarsi al Pranayama, tema fondamentale e ineludibile per una corretta pratica yoga. Il respiro dell'india è, almeno per la mia personale esperienza, quello acuto e profondo che percepisce l'olfatto la prima volta che metti piede nella terra di Shiva. Odori, colori, sapori, contatto fisico, tutto è forte ed amplificato rispetto alle ns abitudini occidentali. E di immenso fascino. Le molteplici sfaccettature del subcontinente indiano, i diversi approcci spirituali e le culture religiose che si intersecano, si accavallano e spesso si scontrano, sono comunque tutte dense, spesse, di sostanza. Non necessariamente pacifiche. A dispetto di quanto si possa pensare, associando istintivamente all’immagine dell’India quella di un Sadhu in padmasana, non è tutto così etereo e impalpabile. E' una umanità immensa, che nel ns piccolo stivale nemmeno la riusciamo ad immaginare, e i problemi sono gli stessi di ogni parte del pianeta. E anche comprendere le loro difficoltà, le incomprensioni che possono scaturire, non è immediato. Ma questo è un altro aspetto dell’India da approfondire. Tornando alla pratica yoga, il respiro dell'india è innanzitutto, “consapevole”. Perché il primo aspetto da considerare è la consapevolezza del respiro. Partiamo dall’etimologia: prana è “soffio vitale, respiro cosmico, energia vitale” , pranayama è “la respirazione pranica, il controllo del respiro”. Il prana a livello grossolano è il respiro come funzione, a livello sottile invece, rappresenta un flusso energetico in relazione con il funzionamento mentale, ed è a questo secondo livello che si riferisce il pranayama. Esiste poi un livello ancora superiore in cui il prana rappresenta le energie universali. In altri termini, sussiste una reciprocità di relazione fra il flusso mentale e il respiro, in ragione del quale il controllo esercitato sul ritmo respiratorio produce un effetto di risonanza sull’energia interiore e sul mentale. Il pranayama in questa accezione si articola in tre fasi: “puraka” inspirazione, “recaka” espirazione e “kumbhaka” ritenzione. La ritenzione può avvenire a polmoni pieni o vuoti. La pratica del pranayama, va detto, è opportuno che sia esercitata sotto una guida. In questo momento storico, così difficile e così drammatico, che persiste oramai già da due anni, il controllo del respiro dovrebbe aiutarci a supportare la mente. Le limitazioni della vita quotidiana che stiamo subendo, a livello globale, sono inevitabilmente pesanti. E tutti i giorni continuiamo ad essere bombardati di immagini e notizie che richiedono sforzo, anche quelle, di un “controllo” e di un filtro, se non vogliamo essere inondati e sopraffatti. Perché lo yoga oggi più che mai può essere utile? Perché a volte, se utilizzassimo anche solo come intenzione, un “dosaggio” della ns respirazione come esercizio ne potremmo beneficiare in equilibrio. Troppe volte, mi ci metto per prima in elenco, il ns affanno quotidiano, le incombenze e l’ansia di portare a termine le attività, ci distolgono dal soffermarci sul respiro. Magari accompagnato mentalmente da un mantra, recitato in modalità “anahata” ovvero senza suono della voce ma con quella interiore.
Fonti: Glossario sanscrito – Edizioni Asram Vidya 1998

NADI SHODHANA
Figura 1: Chiudi la narice destra con il pollice, inspira per 4 secondi, chiudi la narice sinistra ed espira dalla destra per 8 secondi. Inspira 4 secondi dalla narice destra, chiudila con il pollice ed espira dalla narice sinistra per 8 secondi. Ripeti per 10 cicli.



Aforismi
Vivere spiritualmente è vivere nel presente. Lo yoga ci porta nel momento presente, facendoci diventare coscienti della nostra postura, dei nostri movimenti e della nostra respirazione. (Swami Vivekananda)